Il sommelier guarito dal Covid: «Vaccinatevi e pensate alla salute, non allo shopping»

Il docente Fisar Corrado Pasqualin racconta in esclusiva a WineMag.it il suo calvario in ospedale

L’ultimo vino bevuto prima del ricovero all’ospedale di Borgosesia, Corrado Pasqualin, sommelier e docente Fisar, se lo ricorda benissimo: «Un Tenuta Guado al Tasso del 2000, niente male direi». Sorride, il 53enne della provincia di Vercelli, oggi che «il peggio è passato» e «la strada verso la completa guarigione dal Covid è ormai in discesa».

«Spero nei prossimi giorni di riuscire finalmente a ritornare a casa e riabbracciare mia moglie Monica e la mia figlia 20enne Giulia, che non vedo da parecchio tempo», ammette. «La sensazione è ancora quella di un senso di svuotamento, unita alla consapevolezza che tutto può succedere a tutti: nessuno è intoccabile».

Guardando i notiziari è tanta la tristezza e la superficialità con cui la situazione della pandemia viene affrontata. Alla stragrande maggioranza della popolazione sembra più stare a cuore la movida e fare shopping che non preservare la propria salute. Sono favorevole al vaccino, mi sembra sia una delle poche armi che abbiamo a disposizione per difenderci».

In attesa del primo tampone negativo, Corrado Pasqualin non può fare a meno che ripensare al calvario iniziato poco prima di Natale 2020. «Ho scoperto di essere positivo il 19 dicembre – racconta – a seguito di un tampone molecolare. Il mio sospetto è nato alcuni giorni prima, per presenza di una leggera febbre”.

Lo stesso giorno, il sommelier Fisar vercellese è stato ricoverato all’ospedale Santi Pietro e Paolo di Borgosesia, il comune in cui vive con la famiglia, cittadina a metà strada tra Varese e Biella, a cavallo tra Lombardia e Piemonte.

«I medici mi hanno messo subito in terapia intensiva – spiega – intuendo che la situazione sarebbe peggiorata. Dopo febbre e spossatezza, non avrei mai immaginato di finire in poco tempo in una situazione davvero angosciante, che in alcuni momenti mi ha fatto anche pensare al peggio».

Ora sono in via di guarigione, ma i primi giorni di ricovero mi hanno obbligato ad indossare un casco con supporto di ossigeno. Ho passato 7 giorni senza mangiare, bevendo acqua tramite cannuccia ovviamente con il supporto del personale ospedaliero. Un’esperienza terribile e disarmante».

«La terapia mi ha messo in difficoltà dal punto di vista psicologico – racconta ancora il sommelier Fisar – poi il quadro clinico fortunatamente è migliorato, con diminuzione progressiva della quantità di ossigeno».

Con i medici, Pasqualin ha stretto «un rapporto umano» che definisce senza mezzi termini «incredibile». «Ci tengo a ringraziare di cuore tutto il personale dell’ospedale di Borgosesia che si è adoperato nella mia assistenza in condizioni, credetemi, davvero difficili, mettendomi sempre in una posizione psicologica favorevole».

Quella del 53enne vercellese è una vita ormai cambiata per sempre, a causa del Covid-19. «Il lungo periodo in ospedale – spiega – mi ha portato a riflettere su come è sottile il filo che ci lega a questa vita terrena e ai nostri cari, la famiglia, gli amici. Adesso credo di avere riscoperto e riassaporato  alcuni valori importanti della vita».

Tra i vizi (e le virtù) a cui ha dovuto rinunciare durante la degenza, come nella più scontata delle attese per un sommelier che sta affrontando il Covid, c’è anche quello di un buon calice di vino.

«Devo dire che in questi ultimi giorni la voglia di bere un buon bicchiere è tanta –  ammette Pasqualin – personalmente sono di larghe vedute e bevo un po’ di tutto, anche se sono particolarmente legato al vitigno della mia zona: il Nebbiolo. Il primo calice mi concederò? Un bel Metodo classico, ne ho la cantina piena! Cosa di meglio per festeggiare alla salute?».

In attesa del «momento fatidico» del primo tampone negativo, utile a mettere la parola fine al ricovero in ospedale, al 53enne sommelier resta una consolazione: «Fortunatamente il Covid non mi ha causato la perdita di gusto e olfatto – dichiara sollevato – addirittura alcuni giorni prima del ricovero ho condotto delle lezioni Fisar in via telematica, senza nessun problema in fase di degustazione». Un motivo in più per brindare. Al più presto.

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